Buongiorno,
volevo sapere se ci sono aggiornamenti in Toscana sull’apertura dell’attività in oggetto.
Io ero rimasto alla bocciatura dell’Autorità Garante delle Concorrenza e del mercato (Bollettino n. 13/2017) per il problema della destinazione commerciale dove dovrebbe avvenire l’attività.
Mentre mi stanno chiamando in diversi dicendo che la legge nazionale prevede l’apertura e solo nel caso di regolamenti comunali restrittivi non sarebbe possibile. Dicono anche che in Toscana stanno aprendo diversi Home Restaurant.
Ma secondo voi, una SCIA di avvio attività con destinazione tutta abitativa in Toscana ad oggi sarebbe formalmente corretta?
Grazie.
Luciano.
L’home restaurant, come la IAD (impresa alimentare domestica ), sono attività che, se pur prive di una disciplina ad hoc, hanno trovato una minima consacrazione con la modulistica unificata. Vedi il modello di notifica sanitaria approvato in C.U. ( Anche dal lato SCIA/autorizzazione per esercizio di somministrazione puoi notare il riferimento) Vedi qua per la modulistica:
Vedi la notifica sanitaria
Nel 2017 o giù di lì, era stata prevista una proposta di legge statale per la disciplina dell’attività di H.R. La PDL non è andata in porto e le regioni, consapevoli che non possono definire autonomamente una fattispecie produttiva, sono entrate in stand-by aspettano la definizione statale.
In generale, posso dirti che non sono attività vietate a prescindere. Per la IAD possiamo anche attingere alla ratio della legge quadro sull’artigianato (vedi legge 443/85 ed eventuali norme regionali) protendo addirittura ammettere un esercizio professionale:
L’impresa artigiana può svolgersi in luogo fisso, presso l’abitazione dell’imprenditore o di uno dei soci o in appositi locali o in altra sede designata dal committente oppure in forma ambulante o di posteggio. In ogni caso, l’imprenditore artigiano può essere titolare di una sola impresa artigiana.
Per l’HR, non potendosi riferire all’artigianato ma al commercio (ristorazione), la fattispecie è ammissibile in quanto attività non professionale (si potrebbe inquadrare nell’ampio novero della sharing economy). Travalicasse i limiti del mero esercizio hobbistico, diciamo così, l’attività diventerebbe illegittima per uso improprio di civile abitazione ai fini commerciali (incompatibilità assoluta di destinazione d’uso). A fronte di un vuoto legale che definisca un ordine di grandezza, è sicuramente difficile stabile quando la civile abitazione non è più compatibile.
Accanto alla modulistica unificata si possono citare un paio di circolari in materia dove si indica la non applicabilità della sorvegliabilità e dove si indica la necessità di una dichiarazione al fine di consentire i controlli di polizia: essendo una civile abitazione non si può applicare l’art. 16 TULPS. Vedi proprio la pagina di SCIA allegata sopra.
In conclusione, se pur non disposto da nessuna norma, all’HR si applica la SCIA per la normale ristorazione + la relativa notifica 852
Nel perdurare del vuoto amministrativo, se l’attività di Home Restaurant come già indicato può essere esercitata solo in modo non professionale (quindi con limite di fatturato annuo), non pare inopportuno far trasmettere e dichiarare ricevibile la SCIA?
A questo punto il titolare di Home Restaurant, autonomamente limitando la propria attività strettamente nei limiti di fatturato annuali per attività non professionali, potrebbe esercitare la somministrazione di alimenti e bevande in totale regime di autocontrollo HACCP ed agibilità locali, senza trasmettere alcuna altra comunicazione in merito.
Individuerei la SCIA come titolo abilitativo all’esercizio dell’attività in modo continuativo e professionale, quindi nel rispetto di requisiti che ad oggi la normativa esistente non specifica in quanto fattispecie non normata.