ASD in stabile C3, zona industriale

Salve,
la nostra associazione sportiva si è insediata in uno stabile accatastato come C3 nella zona industriale di un paese in Sardegna.
A tale scopo, lo stabile viene utilizzato principalemnte come uso depositoe e ufficio, ma anche per incontrarsi con i soci (non è aperto al pubblico e non prevede attività con scopo di lucro) per allenamenti o semplici riunioni.
La nostra commercialista ha mandato la seguente comunciazione al Comune: "“su indicazione del Portale Sardegna suap, si vuole comunicare con la presente che dal 01.01.2024 l’associazione sportiva dilettantistica XXXXX utilizzerà il capannone sito nella Zona Industriale XXXXXXX come deposito e per gli altri scopi collegati alla propria attività istituzionale”.
In risposta il comune ha dato il nulla osta per uso deposito, ma contesta l’attività itituzionale perchè viene confusa con l’attività commerciale di una palestra (che, come dicevo, non è) la cui destinazione non è prevista nel PUC di quest’area. Ci viene chiesto di presentare apposita pratica allo sportello Suape, nel rispetto delle attività ammesse dalla pianificazione di zona, facendo intuire che non avrà successo per il motivo sopra descritto.

Cosa possiamo fare per risolvere questa situazione? Qualche consiglio?

Grazie!

La prima considerazione riguarda la comunicazione della commercialista che non era dovuta. Ma tant’è…

Il comune non deve rischiare un nulla osta inteso come astratta autorizzazione (non un provvedimento previsto dalla legge). In ogni caso, è chiaro che il comune è titolare del potere del governo del territorio e, quindi, delle facoltà di controllo sugli usi in funzione della destinazione impressa a ogni fabbricato e alla zona di riferimento.

Se non è ammessa l’attività che cosa chiede il comune? Di variare la destinazione d’uso in commerciale? Sapendo che il cambio d’uso non sarebbe consentito?

Che dire… la questione non è semplice perché il governo del territorio è un potere comunale che lo stesso mette in atto con la relativa discrezionalità amministrativa fermi restando i principi previsti dalla legge vedi il DPR 380/2001 (soprattutto art. 23-ter).

Sulla natura commerciale o meno di palestra si sono scritti fiumi di inchiostro. Vedi qua anche se riguarda l’agenzia delle entrate. Diciamo che le dinamiche fiscali riverberano su quelle amministrative: Altro che associati dilettanti. È una palestra a scopo di lucro | FiscoOggi.it

Se la ASD fosse un ente del terzo settore (iscritto al runts) potrebbe godere della generale compatibilità indicata dell’art. 71, comma 1 del d.lgs. n. 117/2017. Se non fosse così, occorrerebbe dialogare con il comune al fine di dimostrare che si tratta di un luogo non aperto al pubblico ma qui si ritorna al concetto di cui sopra: difficile dire se aperto al pubblico o meno, fare una tessera spesso non basta. Vedi, sullo stesso tenore dell’articolo citato prima:
https://www.commercialistatelematico.com/articoli/2015/02/quando-la-palestra-non-e-unassociazione-sportiva-dilettantistica.html