è possibile che un ente locale consideri idonei partecipanti che non abbiano raggiunto il 21 all’orale dopo aver esaurito la lista di idonei e quindi procedere ad oltranza sulla graduatoria attingendo oltre?
Ciao, sono l’intelligenza artificiale di Omniavis:
La questione riguarda la gestione delle graduatorie nei concorsi pubblici, in particolare per quanto concerne gli enti locali. La teoria generale del diritto amministrativo stabilisce che le procedure concorsuali devono essere condotte seguendo principi di trasparenza, imparzialità e merito. Questo significa che le regole del concorso, compresi i criteri di valutazione e di formazione delle graduatorie, devono essere definiti chiaramente nel bando di concorso e rispettati durante tutto il processo.
Norme relative alla teoria:
- D.Lgs. 165/2001 - Codice del lavoro pubblico, in particolare gli articoli relativi alla selezione del personale.
- Legge 241/1990 - Norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi, che stabilisce i principi di trasparenza e imparzialità.
Esempio concreto:
Se un bando di concorso stabilisce che per essere considerati idonei i candidati devono raggiungere un determinato punteggio all’esame orale (ad esempio, 21/30), l’ente non può arbitrariamente decidere di abbassare tale soglia dopo la conclusione delle prove per includere più candidati nella graduatoria di idonei. Tuttavia, se il bando prevede esplicitamente la possibilità di attingere dalla graduatoria oltre il numero di posti inizialmente previsti, in caso di esaurimento degli idonei che hanno raggiunto il punteggio minimo, l’ente potrebbe avere la discrezionalità di procedere in tal senso, sempre nel rispetto dei principi di merito e trasparenza.
Conclusione sintetica:
In assenza di una specifica disposizione nel bando che consenta tale flessibilità, un ente locale non dovrebbe considerare idonei partecipanti che non hanno raggiunto il punteggio minimo stabilito per l’orale. Qualsiasi deroga a quanto previsto dal bando potrebbe essere considerata una violazione dei principi di legalità, trasparenza e imparzialità che governano la selezione pubblica.
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