Avvio attività di home restaurat

Buongiorno,
volevo sapere se ci sono delle novità per quanto concerne l’apertura di un home restaurant.
Grazie

Tutto tace. Per ora è solo una fattispecie citata nella modulistica unificata (esercizi di somm.ne e notifica sanitaria). Le regioni non si sbilanciano a legiferare in materia e la stato non ha mandato avanti le proposte di legge.

E’ una delle possibili ipotesi da annoverare sotto il cappello della sharing economy

Ho visto anche io che non ci sono novità, però ho una persona che insiste nel voler aprire l’home restaurant, in pratica tartassa con domande al suap.
Volevo sapere se in pratica ad oggi questa attività è possibile e con quali limitazioni?
Grazie.
Luciano.

In regione Piemonte, ad oggi, è parificata ad una somministrazione vera e propria… ergo confligge con la destinazione urbanistica dell’immobile e in poche parole è inattuabile… salvo casi di colleghi che abbiano finto di non sapere cosa dice la Regione Piemonte in materia…

mi trovo nella stessa situazione…

La risposta del SUAP è semplice: allo stato, anche secondo le indicazioni del MISE, si tratta di un’attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande. Come tale deve essere gestita, con tutto quello che ne consegue.

La modulistiva della Toscana (Luciano scrive da lì) è aggironata secondo le circolari ministeriali. Iffatti trovi, sotto “altre dichirazioni”:
-di consentire i controlli nei locali da parte delle autorità competenti nel caso in cui l’esercizio dell’attività venga svolto presso la propria abitazione (home restaurant)

Non essendo un pubblico esercizio classico non si applica l’art. 16 TULPS e, quindi, la necessità della dichiarazione

Sulla sorvegliabilità ok, ma sulla destinazione urbanistica, se equiparata alla somministrazione a pubblico indistinto e quindi a P.E.? Ritengo che allo stato attuale solo con un regolamento comunale si possa ovviare a questo genere di attività, limitando ad esempio i giorni e gli orari di apertura/numero di commensali ammessi e modalià di prenotazione, si potrebbe generalmente stabilire cosa possa essere individuato come Home Restaurant (e quindi non applicare i mutamenti di destinazione d’uso) e cosa come P.E. tradizionale.

sono personalmente stato recentemente in un Home Restaurant in Lombardia e con grande franchezza in nulla differisce da un ristorante vero e proprio

In effetti, la destinazione urbanistica è il grande scoglio che – sulla base della disciplina vigente - francamente non so come possa essere aggirato.
Come la medesima unità immobiliare, in parole povere, possa essere contemporaneamente “residenza” (home) e “pubblico esercizio” (restaurant).
Sarebbe interessante vedere com’è stata risolta la questione negli strumenti urbanistici di quei Comuni che hanno accettato l’esistenza di questo tipo di attività… :roll_eyes:

Poi ci sarebbero altre curiosità.
Ad esempio: generalmente gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande possono vendere per asporto le bevande, i pasti che somministrano, i prodotti di gastronomia e i dolciumi, compresi i generi di gelateria e di pasticceria (cioè tutti i prodotti per i quali sono autorizzati alla somministrazione).
Quindi anche i cosiddetti “home restaurant” possono vendere alimenti e bevande per asporto?

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Senza un norma di riferimento ricade in quella casistica generale dell’attività non professionale. Vedi hobbisti dei mercatini, couchsurfing, ecc.
Il comune può tollerare fino a un certo punto ma resta sempre una cosa molto arbitraria. L’home restaurant presuppone l’accesso di clienti, il carico urbanistico è quello del commerciale. Il comune potrebbe sicuramente dire no.

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