Avvio corsi di cucina in Toscana

Buongiorno,
Scrivo da un Ufficio SUAP della Toscana.
Un cittadino ci ha chiesto informazioni riguardo l’avvio di corsi di cucina; non è un ristoratore e suppongo che quindi voglia svolgerli nei locali della propria abitazione. Ritengo che sia un’attività libera nella nostra Regione ma vorrei una conferma che non sono necessari adempimenti presso il nostro Ufficio (SCIA di avvio attività o notifica sanitaria asl 90) e che non si debba accertare se sussista la somministrazione o meno, cosa che mi lascia più di un dubbio personalmente.
E’ possibile che egli possa iniziare l’attività senza dichiarare nulla al SUAP?
E’ possibile che l’unica discriminante riguardo ai requisiti sia il rilascio o meno di attestati qualificanti al termine del corso?
E’ possibile che, se i corsisti pagano una cifra per frequentare le lezioni, il richiedente non debba neanche essere iscritto al registro imprese?
Scusatemi per le tante domande, grazie mille a chi mi risponderà.

I corsi di cucina di tale genere non sono riconosciti dalla Regione come abilitanti a qualcosa (occorrerebbe un accreditamento come scuola riconosciuta). Rappresentano attività di libero esercizio come qualsiasi altro corso sedicente tale. Rammenta, in senso lato, l’art. 33 Cost. : L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento… Tutti si possono mettere a insegnare qualcosa, basta non barare su requisiti personali o su qualifiche a seguito del corso.

Detto questo, aggiungo che il requisito professionale per il commercio alimentare / somministrazione non occorre. Il requisito occorre quando c’è una cessione di alimenti a terzi (al pubblico in generale).

Neppure andrei a prevedere la necessità di una notifica ai sensi del Reg. CE 852/04 (sempre se poi gli alimenti non siano ceduti a terzi). Non è una sede di impresa alimentare.

Riguardo all’uso dell’abitazione ho qualche dubbio nel senso che non si può negare tout-court l’uso dell’abitazione ma è chiaro che si tratta di un uso improprio. Non è un’attività artigiana per la quale la legge quadro prevede espressamente la possibilità ma è un’attività di servizi che, al più, è tollerabile per la irrilevanza del fatto. Io mi confronterei con il servizio edilizia/urbanistica cercando di trovare un limite: pochi allievi nell’abitazione del docente rappresenta un quid che, sicuramente, può essere ammesso al pari dell’home restaurant.

In conclusione, non farei presentare nulla a patto che il servizio urbanistica ritenga compatibile l’ipotesi con la civile abitazione.

Sulla necessità di prendere la partita iva è competente l’Ag.E. Qui entrano in gioco gli abituali indizi di professionalità. Sul punto puoi trovare documentazione sul web come questa:

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