Salve,
un’attività di somministrazione, con regolare scia e notifica, è periodicamente verificata dalla asl che trova ogni volta precarie condizioni igieniche. Ogni volta però si “regolarizzano” ma sostanzialmente ogni controllo della asl è negativo. Questa situazione si protrae da anni. Esiste una disposizione normativa che possa consentire al SUAP o all’asl di “chiudere” l’attività definitivamente o comunque per un periodo considerevole?
Grazie
Sarebbe da vedere la LR che regola la somministrazione. A prescindere da questo, a volte ci si appella all’art. 153 del Regolamento TULPS: La licenza può essere rifiutata o revocata per ragioni di igiene o quando la località o la casa non si prestino ad essere convenientemente sorvegliate.
Benché abilitati ai sensi della LR, tale abilitazione conserva il valore di art. 86 TULPS. L’art. 153 si applica ai pubblici esercizi. Tuttavia, oggi tale articolo ha perso di importanza, sarebbe difficile trovare una motivazione per la cessazione d’ufficio. Detto questo, il soggetto potrebbe sempre riaprire con nuova procedura.
Tendenzialmente, queste cose si risolvono quando la ASL ordina anche la sospensione dell’attività in attesa della regolarizzazione
Si potrebbe studiare di applicare una sospensione dell’attività ai sensi dell’art. 10 del TULPS per il cosiddetto “abuso dell’autorizzazione”, che farebbe seguito a reiterati accertamenti di irregolarità igienico-sanitarie, verificate nell’arco di un apprezzabile periodo di tempo, in contrasto con le prescrizioni generali o particolari imposte dalla legge o dall’Autorità.
Andrebbe motivata bene, magari anche a seguito di una relazione complessiva dell’ASL che ricostruisca il “curriculum” del pubblico esercizio, e preceduta da un avviso di avvio del procedimento.