Una società, che opera in toscana, svolge attività di commercio al dettaglio ( trattasi di attività di vicinato) di prodotti tipici, principalmente rivolta a formaggi, ed intende modificare la propria attività, con l’obiettivo di migliorare l’esperienza del cliente, preparando abbinamenti corretti ma inusuali.
L’intento non è quello di trasformare l’attività in un ristorante o un bar, bensì di far conoscere i prodotti attraverso la loro degustazione, o organizzando piccoli “workshop” dove i partecipanti potranno essere guidati in esperienze enogastronomiche semplici ma con combinazioni particolari.
Sia la fase di preparazione che di degustazione avverranno all’interno del locale vendita, la degustazione avverrà impiegando materiale monouso, e oltre ad essere consumate sul posto ( saranno disponibili 3 tavoli con sedute) le preparazioni potranno essere vendute per l’asporto.
Ai fini autorizzativi, basta modificare la notifica sanitaria 852 come gastronomia da asporto e/o somministrazione non assistita ?
Concordo. Anche per come la vedo io, ritengo che non occorrano abilitazioni per l’esercizio della somministrazione. La somm.ne è tale quando un esercente offre al pubblico un servizio assistito connesso con la consumazione sul posto di alimenti e bevande. Se il soggetto in questione organizza momenti formativi, lo scopo è un altro. L’eventuale assaggio è funzionale all’attività formativa. L’attività formativa in sé è libera da abilitazioni. Tuttavia, se poi lo stesso vende le preparazioni, allora il discorso cambia ma tutto può restare confinato nel commercio al dettaglio con preparazione. La c.d. somm.ne non assistita, già insita nel commercio al dettaglio di vicinato, può coprire le degustazioni (senza esagerare )