Commercio all'ingrosso presso il domicilio del consumatore

Buongiorno,
un’impresa vorrebbe avviare un’attività di ingrosso (quindi destinata ad utilizzatori professionali) di macchinari per bar e ristoranti. Non avrebbero un magazzino e l’ordine sarebbe fatto su catalogo direttamente presso la sede dell’acquirente. Credo sia da inquadrarsi come vendita presso il domicilio del consumatore, in quanto la transazione stessa si chiude in quella sede, ma il problema sorge con i modelli di SCIA a disposizione dell’utenza. Per il commercio all’ingrosso è prevista la sede fissa e/o il commercio elettronico, per corrispondenza, radio, tv e altri sistemi di comunicazione (quindi con ordine ed eventualmente transazione fatti in quel modo), mentre per la vendita a domicilio il modello di SCIA prende in considerazione il solo commercio al dettaglio (in compilazione mette di default il codice ateco 47.99.10 - Commercio al dettaglio di prodotti vari, mediante l’intervento di un dimostratore o di un incaricato alla vendita (porta a porta)). Tutto ciò premesso, ritenete possibile un’attività di ingrosso senza magazzino con vendita presso il domicilio del consumatore (professionale) finale? Se si (come del resto credo), quale potrebbe essere il modo migliore di construire la relativa SCIA di avvio attività?
Grazie mille a tutti.

È certamente possibile. In via generale, in Italia, vige il principio costituzionale della libera attività di impresa. E’ la legge, nel caso, a indicare le forme di controllo finalizzate alla tutela di interessi rilevanti. Quindi se non esiste una norma che disciplini una fattispecie produttiva, significa che questa è di libero esercizio. Vedi poi il DL 138/11, DL 201/2011, DL 1/2012 e d.lgs. n. 59/2010 su come interpretare e applicare l’ordinamento in materia: tutto votato alla massima linearizzazione dovendo contemperare solo eventuali motivi imperativi di interesse generale.
Nel tuo caso, senza andare a scomodare i principi che ho appena riassunto (forse troppo sinteticamente), a parere mio resta il fatto che la legge indica la procedura della semplice “comunicazione” per l’esercizio del commercio all’ingrosso, questo a prescindere dal modo in cui viene svolto. Io, quindi, applicherei quella che, ai sensi della tabella di cui al d.lgs. n. 222/2016 può essere fatta anche direttamente alla CCIAA (per il settore alimentare la procedura sanitaria sarebbe comunque al SUAP).

I modelli non devono essere un problema. Quello che conta è la legge. Una semplice comunicazione è sempre fattibile

Grazie, come sempre, per il contributo.
Buon lavoro.