Ente che svolge formazione e commercio al dettaglio

Una srl, con codice ATECO 85.59.2 che svolge corsi di formazione e di aggiornamento professionale per estetista ed effettua commercio all ingrosso, può vendere prodotti ( es cosmetici)anche al dettaglio?
anche o solo ai corsisti?
La società ha spazio per predisporre la rivendita; nell’ oggetto sociale è esplicitato che possono vendere sia al dettaglio sia all ingrosso prodotti inerenti la attività.

Quali sono i riferimenti normativi che mi possono essere utili per partire, capire la situazione e trovare la soluzione corretta da indicare?
È possibile?
È necessario oppure no aprire una seconda attività?
Quali sono le condizioni e i requisiti affinché ciò si possa fare?
Se è possibile che cosa dovrà presentare al SUAP?

Caso specifico riguarda la regione Marche

Grazie per il prezioso supporto che vorrete darmi.

La normativa del Commercio è disciplinata dal d.lgs. 114/98 e dalle norme regionali.

Se i locali sono idonei (destinazione d’uso commerciale), possono presentare apposita SCIA per vicinato (come hanno fatto con la comunicazione per il commercio all’ingrosso).

Per le esclusioni vedi l’art. 4 c. 2 del d.lgs. 114/98 e l’art. 7 c. 3 ella L.R. 22/2021.
Non mi risulta un’esclusione espressa che permetta la vendita ai soli corsisti senza SCIA, ma attendi il parere degli esperti della normativa delle Marche.

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Ok. Sono ancora molto dubbiosa.
Tale societá nonché ente accreditato da Regione che svolge corsi di formazione e aggiornamento professionale com è inquadrato nel commercio? Nel senso non è attività artigianale,ma?

Se quanto richiesto è possibile (aspetto anche parere di Mario) Siamo di fronte ad una hp di esercizio congiunto nello stesso locale di commercio all ingrosso e al dettaglio?se si devo applicare la art 14 del r.r. 1/2015?

direri di sì ma occorre unja SCIA di vicinato come ha detto Alberto. Anche se sono vendite ai corsisti mi sembravo vendite commerciali in senso prorpio. Non mi pare materiale didattico.
Se l’attività al dettaglio è minima, quindi non prevalente, potrebbe andare bene anche la destinazione d’uso attuale ma l’ultima parola spetta al servizio Urbanistica/Edilzia. Il Governo del territorio, per questi aspetti, è rimesso alla discrezionalità amministrativa comunale

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qual è il rif. normativo per cui l’attività al dettaglio deve essere minima e non prevalente?

non c’è riferimento normativo preciso. Per prassi, l’attività marginale è tollerata a livello urbanistico edilizio. Pensa la panettiere artigianao, che la vora in un fondo artigianale, e che integra la sua attività con un frigo per la vendita del latte fresto di qualche bibita e di qualche busta di affettato. Tendenzialmente, nessuno contesterebbe la mancanza della destinazione d’uso commerciale. Tuttavia, è tutto da vedere con la regole comunali

Ok grazie mille Mario e Alberto per il supporto.
Ultima domanda, non urgente, se possibile:
Com è inquadrato chi svolge come attività
principale corsi di formazione e aggiornamento ?

Sono attività essenzialmente libere nel senso che non vedo procedure abilitative amministrative specifiche (SCIA / autorizzazione). Vedi art. 33 Cost.
Magari ci può essere il problema del riconoscimneto pubblico della valenza del corso, quindi la procedura di accreditamento del soggetto formatore ma sono aspetti che esulano dalla tua competenza

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Salve a tutti, vorrei aprire una scuola di formazione per bartenders, cod. ATECO 85.59.2, vorrei utilizzare il finanziamento “resto al sud”. È un codice ATECO riconosciuto da quest’ultima? E se sì, ci vogliono autorizzazioni particolari?
Grazie per la cortese risposta.