Equo compenso: il Consiglio di Stato sulla non ribassabilità dei corrispettivi professionali - LavoriPubblici

L’Equo Compenso nei Contratti Pubblici: Chiarimenti dal Consiglio di Stato

CONTENUTO

Recentemente, il Consiglio di Stato ha emesso la sentenza n. 594/2025, che ha fatto luce sulla nozione di “equo compenso” nei contratti pubblici, in particolare per i servizi di ingegneria e architettura. Questa decisione è di particolare rilevanza per i professionisti del settore e per i dipendenti della pubblica amministrazione, poiché risolve un contrasto giurisprudenziale riguardante la possibilità di ridurre i corrispettivi professionali.

Principali punti della sentenza

  1. Tutela del professionista intellettuale: La legge 49/2023 è stata interpretata come una norma di protezione per i professionisti intellettuali, considerati come contraenti deboli in rapporti contrattuali squilibrati. Questo riconoscimento è fondamentale per garantire una giusta remunerazione per i servizi prestati.

  2. Non antinomia tra Codice Appalti e legge sull’equo compenso: Il Consiglio di Stato ha chiarito che le norme sui contratti pubblici e quelle relative all’equo compenso non sono in conflitto, ma devono essere applicate in modo integrato e coordinato. Ciò implica che le disposizioni sul compenso equo devono essere considerate nel contesto delle gare d’appalto.

  3. Riformulazione della nozione di equo compenso: La sentenza ha riformulato la nozione di equo compenso in termini di equo ribasso, consentendo la riduzione dei corrispettivi professionali senza compromettere la loro congruità. Questo approccio mira a bilanciare le esigenze di contenimento della spesa pubblica con la necessità di garantire una giusta remunerazione ai professionisti.

  4. Meccanismi di parametrizzazione: Il Consiglio di Stato ha esaminato i meccanismi di parametrizzazione dei compensi previsti dai decreti ministeriali, evidenziando due approcci distinti:

    • Il DM n. 140/2012, che stabilisce un compenso equo ribassabile fino al 60%.
    • Il D.I. 17 giugno 2016, che definisce il corrispettivo equo da porre a base di gara.

CONCLUSIONI

La sentenza del Consiglio di Stato chiarisce che l’equo compenso non è un valore fisso e inderogabile, ma può essere soggetto a riduzioni (equo ribasso) fino al 60% rispetto al compenso normalmente liquidabile. Questa interpretazione favorisce la competitività nelle gare di appalto pubblico, garantendo al contempo una remunerazione equa per i progettisti. Tali disposizioni sono state integrate nel Correttivo al Codice Appalti, in particolare all’art. 41 del D. Leg.vo 36/2023, per tutelare i professionisti e promuovere una maggiore competitività.

IMPLICAZIONI PER IL DIPENDENTE PUBBLICO / CONCORSISTA

Per i dipendenti pubblici e i concorsisti, questa sentenza rappresenta un importante punto di riferimento nella gestione dei contratti pubblici. È fondamentale comprendere come l’equo compenso possa influenzare le procedure di gara e la formulazione delle offerte. Inoltre, la consapevolezza di queste norme può migliorare la capacità di valutare e gestire i contratti in modo più efficace, garantendo una corretta applicazione delle disposizioni normative.

PAROLE CHIAVE

Equo compenso, Consiglio di Stato, contratti pubblici, ingegneria, architettura, equo ribasso, legge 49/2023, Codice Appalti, DM n. 140/2012, D.I. 17 giugno 2016.

ELENCO RIFERIMENTI NORMATIVI

  1. Legge 49/2023.
  2. D. Leg.vo 36/2023.
  3. DM n. 140/2012.
  4. D.I. 17 giugno 2016.
  5. Sentenza Consiglio di Stato n. 594/2025.

immagine

Nota: Le sintesi fornite sono generate automaticamente grazie a Perplexity(analisi delle notizie più pertinenti) e ChatGPT modificato da Omniavis. Puoi chiedere il parere di un esperto umano qui nel forum o continuare la conversazione sulla nostra piattaforma: https://espertorisponde.omniavis.it/. Per una consulenza specifica da parte del team Omniavis inviaci una email a info@omniavis.it.Per un feedback sulla qualità della sintesi invia una email a Marco Scarselli