La progressione verticale non è un concorso: legittimo pretendere l’attinenza del titolo di studio alla mansione

La Progressione Verticale nella Pubblica Amministrazione: Normative e Requisiti

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La progressione verticale, introdotta dalla riforma Madia con il decreto legislativo n. 75 del 2017, rappresenta un’importante opportunità di carriera per i dipendenti pubblici. Tuttavia, è fondamentale comprendere che questa procedura non si configura come un concorso pubblico tradizionale, ma come un percorso di avanzamento che richiede specifici requisiti e motivazioni.

Dettagli sulla Progressione Verticale

  1. Riforma Madia: Il d.lgs. n. 75/2017 ha stabilito una nuova modalità di progressione verticale, applicabile solo per il triennio 2018-2020. Questa procedura è facoltativa per le amministrazioni pubbliche, che possono decidere se attivarla o meno[1].

  2. Derogazione Normativa: La progressione verticale si discosta dalle disposizioni tradizionali previste dall’art. 52, comma 1-bis, del d.lgs. n. 165/2001, il quale stabilisce che per i concorsi pubblici deve essere riservato un massimo del 50% dei posti ai dipendenti interni[1].

  3. Modalità di Avanzamento: L’attivazione della progressione verticale deve essere giustificata dalla necessità di valorizzare e sviluppare le professionalità già esistenti all’interno dell’amministrazione. Questo implica che le modalità di selezione devono essere oggettive e trasparenti, evitando qualsiasi forma di arbitrarietà[1].

  4. Spazi Assunzionali: È importante notare che le progressioni verticali consumano gli spazi assunzionali disponibili. L’assunzione di un dipendente interno, quindi, riduce il budget assunzionale per l’anno in corso, influenzando le future possibilità di assunzione di nuovo personale[1].

Requisiti per la Progressione Verticale

Per poter accedere alla progressione verticale, il dipendente deve possedere un titolo di studio pertinente alla mansione per la quale intende avanzare. Inoltre, l’amministrazione deve fornire motivazioni adeguate per l’attivazione della procedura, garantendo che la selezione avvenga sulla base di criteri oggettivi e non soggettivi[1].

Conclusioni

La progressione verticale, come delineata dalla riforma Madia, offre un’opportunità significativa per i dipendenti pubblici, ma richiede il rispetto di specifici requisiti e procedure. È essenziale che il titolo di studio del dipendente sia attinente alla nuova mansione e che l’attivazione della procedura sia giustificata da motivazioni valide e oggettive.

Implicazioni per il Dipendente Pubblico / Concorsista

Per i dipendenti pubblici e i concorsisti, comprendere le dinamiche della progressione verticale è cruciale. Essi devono essere consapevoli dei requisiti richiesti e delle modalità di attivazione della procedura, per poter pianificare efficacemente la propria carriera all’interno della pubblica amministrazione.

Parole Chiave

Progressione verticale, riforma Madia, d.lgs. n. 75/2017, concorso pubblico, requisiti, amministrazione pubblica.

Elenco Riferimenti Normativi

  1. Decreto Legislativo n. 75 del 2017.
  2. Decreto Legislativo n. 165 del 2001, art. 52, comma 1-bis.

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