Locale dedicato al consumo di cibi acquistati in esercizio di vicinato non comunicante

Un esercizio di vicinato con cucina per la preparazione di cibi vorrebbe mettere a disposizione della clientela un locale vicino, ma non comunicante, per la consumazione di cibi acquistati presso l’esercizio. L’apertura di questo locale è stata comunicata alla Camera di Commercio (non al SUAP) dichiarando la seguente attività: zona /sala relax a disposizione dei clienti per consumazione cibi precedentemente acquistati presso la sede principale. La Camera di Commercio chiede al SUAP se va bene o se invece necessiti di uno specifico titolo abilitativo.
Grazie
Sabina

L’esercizio di vicinato che fa somm.ne non assistita resta tale se usa i locali della sede locale abilitata.

La legge dispone: negli esercizi di vicinato abilitati alla vendita dei prodotti alimentari è consentito il consumo immediato dei medesimi prodotti, utilizzando i locali e gli arredi dell’azienda con esclusione del servizio assistito di somministrazione e con l’osservanza delle norme vigenti in materia igienico-sanitaria.

La domanda, quindi, è la seguente: è possibile considerare la nuova superfice come un ampliamento dell’esercizio?

Se la risposta è sì, allora occorre una SCIA per ampliamento attività.

Se la risposta è no, allora quella superficie sarebbe, nei fatti, una nuovo esercizio di vicinato da abilitare ex novo con SCIA specifica.

In altre parole, il vicinato è abilitato di epr sé alla somm.ne non assistita se una la sua superficie di vendita. Affinché sia superficie di vendita occorre che sia “coperta” da una SCIA e che abbia destinaizone commerciale

Secondo voi è possibile considerare come “ampliamento” di un esercizio di vicinato la superficie di un locale commerciale vicino ma non comunicante con l’esercizio di vicinato di origine?