Modifica dell'equo compenso negli appalti: il solo decreto correttivo non basta - Le Autonomie

La Modifica dell’Equo Compenso negli Appalti Pubblici: Criticità e Prospettive

CONTENUTO

La questione dell’equo compenso negli appalti pubblici è diventata centrale nel dibattito giuridico e politico, specialmente dopo l’entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 36/2023, che ha riformato il Codice dei contratti pubblici. La Legge n. 49/2023 ha introdotto il principio dell’equo compenso per le prestazioni professionali verso la pubblica amministrazione, ma ha generato confusione e conflitti normativi.

Criticità e Dibattiti

  1. Equo Compenso e Codice dei Contratti:
    La Legge n. 49/2023 stabilisce l’equo compenso, mentre il D.Lgs. n. 36/2023 enfatizza il ribasso nelle offerte per i servizi di ingegneria e architettura. Questa apparente contraddizione ha portato a difficoltà applicative, come segnalato dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), che ha messo in evidenza le problematiche legate all’articolo 41, comma 15, del Codice dei contratti[1][2].

  2. Giurisprudenza e Orientamenti:
    La giurisprudenza ha fornito interpretazioni divergenti. Il TAR Veneto e il TAR Lazio hanno riconosciuto l’applicabilità dell’equo compenso, limitando il ribasso alle spese generali secondo il Decreto Parametri. In contrasto, il TAR Calabria e il TAR Campania hanno escluso l’applicazione dell’equo compenso nelle procedure di gara, evidenziando un’incompatibilità tra i due sistemi normativi[1].

  3. Correttivo al Codice dei Contratti:
    In risposta alle criticità, il Governo ha proposto un correttivo al Codice dei contratti, che prevede:

    • La soppressione di parti del comma 15 dell’articolo 41.
    • L’introduzione di nuovi commi per il calcolo dei corrispettivi basato sul Decreto Parametri.
    • Meccanismi di protezione dell’equo compenso, limitando i ribassi al 35% del corrispettivo e prevedendo l’esclusione automatica delle offerte non conformi[1][2].
  4. Parere del Consiglio di Stato:
    Il Consiglio di Stato ha criticato l’iter procedurale del correttivo, sottolineando la mancanza di coinvolgimento nel processo di approvazione. Tuttavia, ha accolto favorevolmente l’abolizione dell’equo compenso tradizionale, suggerendo una revisione delle modalità di applicazione[3].

CONCLUSIONI

La modifica dell’equo compenso negli appalti pubblici rappresenta un tentativo di armonizzare le esigenze di mercato con la necessità di garantire giusti compensi ai professionisti. Tuttavia, le divergenze interpretative e le critiche procedurali evidenziano la necessità di un ulteriore chiarimento normativo.

IMPLICAZIONI PER IL DIPENDENTE PUBBLICO / CONCORSISTA

Per i dipendenti pubblici e i concorsisti, è fondamentale comprendere le nuove disposizioni e le loro implicazioni pratiche. La gestione degli appalti deve tenere conto delle recenti modifiche normative e delle indicazioni giurisprudenziali, per evitare contenziosi e garantire la trasparenza nelle procedure di gara.

PAROLE CHIAVE

Equo compenso, appalti pubblici, Codice dei contratti, D.Lgs. n. 36/2023, Legge n. 49/2023, ANAC, giurisprudenza, Consiglio di Stato.

ELENCO RIFERIMENTI NORMATIVI

  1. D.Lgs. n. 36/2023 - Codice dei contratti pubblici.
  2. Legge n. 49/2023 - Disposizioni in materia di equo compenso.
  3. Pareri e orientamenti dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC).
  4. Sentenze del TAR Veneto, TAR Lazio, TAR Calabria, e TAR Campania.
  5. Parere del Consiglio di Stato sul correttivo al Codice dei contratti.

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