Orario di lavoro e flessibilità

Buon pomeriggio,
mi permetto di disturbarvi perchè non riesco a trovare una soluzione alla problematica che esiste nel mio Comune dove lavoro.
Attualmente effettuiamo l’orario su 5 giorni con 2 rientri il martedì e il giovedì (fin qui tutto nelle regole).
Abbiamo la seguente flessibilità:

  • nei giorni corti 7:30 - 8:30 in entrata e 13:30 - 14:30 in uscita
  • nei giorni lunghi 7:30 - 8:30 in entrata, 13:30 - 15:00 in pausa pranzo (minimo 30 min. di pausa) e 18:00 - 18:30 in uscita
    il problema è:
    Attualmente vige l’uscita obbligatoria nei giorni lunghi dalle ore 18:00 in poi…fino alle ore 18 si deve stare in ufficio.
    esiste la possibilità che qualcuno entri alle 7:30, faccia 30 min. di pausa pranzo ed esca obbligatoriamente alle 18 “accumulando 1 ora” che qui chiamano di “flessibilità positiva”.
    Sappiamo che anche dal CCNL la “flessibilità positiva” non esiste e credo che quell’ora accumulata vada ad essere un rischio in configurazione di danno erariale…
    Ho provato a scrivere una mail al segretario, alla responsabile del personale ho parlato con il Sindaco e, nonostante a parole siano concordi con me (segretario e sindaco), al momento non c’è alcuna intenzione di modificare l’orario.
    Io avevo proposto di allargare la flessibilità in uscita alle ore 17:00 per evitare l’accumulo di ore.
    Grazie e attendo vostri commenti
    Un saluto

Può essere prevista una fascia oraria di presenza obbligatoria per tutti ovvero determinati uffici, di norma correlata ad esigenze lavorative ovvero di maggiore afflusso di utenti.
In ogni caso, flessibilità oraria e fasce d’obbligo non possono entrare in contrasto causando una forzata flessibilità positiva, che fisiologicamente ciascun dipendente sarà quindi costretto ad utilizzare riducendo il proprio orario lavorativo in altri giorni.

Peraltro, quest’ultima casistica ha come naturale conseguenza che in determinati giorni, soprattutto i giorni corti, gli uffici si svuotino in blocco, usufruendo della flessibilità positiva forzatamente accumulata per un’uscita anticipata ovvero un’entrata ritardata, in definitiva concretamente azzerando la produttività di tale giorno settimanale.

Non vi è alcuna utilità in questo per l’Ente, creando unicamente un illogico aggravio per i dipendenti ed una carenza di servizio per gli utenti.

L’Ente dovrebbe semplicemente indicare fasce di presenza obbligatoria rispettose della flessibilità oraria accordata. L’alternativa, è posticipare forzatamente l’entrata, ovvero anticipare l’uscita, drasticamente limitando l’eventuale flessibilità.

Buongiorno,
grazie della risposta ma attualmente le modifiche che anche lei propone e che io ho proposto non vengono recepite.
Ho letto, parere ARAN Ral 1870, che il recupero della “flessibilità positiva” potrebbe configurarsi come danno erariale l’accumulo delle ore eventualmente lavorate in più derivante dall’uscita obbligatoria.
Cosa rischiano i dipendenti?
Grazie