Prove di in informatica e inglese

Non è illegittima la scelta dell’amministrazione di riscontrare l’effettiva conoscenza degli strumenti informatici - al pari di quella della linguan inglese - in occasione e durante la fase di prova orale di un concorso pubblico, da cui poi la ulteriore conseguenza di un’eventuale esclusione del candidato risultato privo di detta conoscenza all’esito di questa stessa prova; inoltre, trattandosi di un requisito di qualificazione e non di materia di esame, è possibile non predeterminare i ‘quesiti’ da porre ai candidati (così come al contrario previsto, invece, per le vere e proprie prove d’esame).

Buonasera, in riferimento a quanto sopra, un candidato che alla prova orale sulle specifiche materie di concorso prende 30,può vedersi escluso se dichiarato non idoneo nelle prove di inglese ed informatica?
Premetto che nel bando è scritto che i due requisiti devono essere posseduti, al pari del titolo di studio previsto, cittadinanza etc… La mia domanda è questa: considerato che tali prove sono del tutto discrezionali,non essendo previsto un programma per esse,che peso possono avere nel giudizio complessivo ? Valgono più delle competenze giuridico-amministrative ?
GRAZIE a chi risponderà.

Ciao

Dalla mia esperienza (ho sostenuto tre prove orali finora) ti posso dire che inglese e informatica hanno sempre avuto influenza sul giudizio complessivo della prova.

  • In un caso, ad esempio, la commissione ha previsto che dei 30 punti massimali previsti dalla prova orale, ben 4 fossero assegnati dalla prova di informatica (la commissione ha scelto di non far sostenere la prova di inglese perché già inserita nella prova scritta).
  • In un altro caso, le prove di inglese e informatica hanno integrato il voto d’esame per un max di 1,5 punti ciascuno (per un totale massimo, quindi, di 3 punti)
  • Nell’ultimo caso, infine, l’informatica è stata inserita addirittura, al pari delle altre materie previste dal bando, come seconda domanda.
    Al netto di quanto appena detto, però, è chiaro che se un candidato prende 30 difficilmente verrà escluso perché non idoneo in inglese o informatica (anche perchè, solitamente, se non si riscontra l’idoneità in una o in entrambe, difficilmente il candidato prenderà 30. Verosimilmente otterrà un voto più basso…)
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Ti ringrazio per la tua risposta. La mia perplessità nasce proprio dal fatto che queste prove non sono per nulla regolamentate, e sono lasciate alla libera interpretazione dei commissari. La Cassazione so che si è pronunciata in merito, decretando, a fronte di un ricorso di un escluso per inidoneità alle 2 prove di inglese ed informatica, che questa preclude l’ammissione alla graduatoria, quand’anche si risulti ampiamente sufficienti sulle materie di esame. Parla di requisito, come fosse la cittadinanza o l’elettorato attivo o il titolo di studio. Tuttavia mi domando : se è un requisito che viene successivamente verificato, allora andrebbe anche proposto un programma di esame. Non si può, a mio avviso, mettere sullo stesso piano l’autocertificazione del titolo di studio (che c’è o non c’è a pena di querela di falso), con un requisito che di fatto è una prova di esame. Sarebbe interessante sentire l’opinione del dott. Chiarelli in merito.
Ciaoe grazie.

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Grazie a te per aver condiviso questo dubbio, che interessa tutti noi concorsisti ed è di grande attualità.
Mi viene da pensare che la Cassazione si sia espressa in questo modo in applicazione di quanto espressamente previsto dall’art. 37 del TUPI. I bandi concorsuali, infatti, prevedono che anche inglese e informatica siano accertati (titolo di studio, elettorato, ecc… si autocertificano per poi essere sottoposte ai controlli a tempo debito), e come hai detto bene te, dando totale discrezione alla commissione sulle modalità. Alcune PA già direttamente nel bando, soprattutto per l’informatica, inseriscono una sorta di programma dicendo: “si accertano le competenze di Office automation, dell’utilizzo del browser di navigazione, la posta elettronica, ecc…”
E’ anche vero, però, che altre PA, invece, si limitano a dire che accerteranno l’informatica (e l’inglese) senza alcun riferimento specifico. Attendiamo l’opinione del dottor Chiarelli

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Certo che sono “regolamentate” come tutte le altre. La lingua inglese esiste da millenni, ha una grammatica e delle regole di sintassi. L’informatica esiste sia nella forma “libera” che nel CAD con tanto di normative specifiche.

Tutto è discrezionale, anche la valutazione dei commissari su una risposta in diritto amministrativo. Discrezionale non significa arbitrario.

Quindi occorre studiare bene anche informatica ed inglese. Personalmente ritengo che siano strategiche e sono favorevole ad un loro potenziamento nella valutazione complessiva.

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riporto la mia esperienza ed alcune considerazioni:
alcuni bandi, come già ha scritto qualcuno prima di me, dettagliano la tipologia di quesiti relativamente alle idoneità di inglese e informatica, limitandosi a specificare ad esempio se si tratterà per inglese della lettura e traduzione di un breve testo e per informatica se sarà un quesito teorico/pratico o una prova pratica direttamente sul pc.
quando non specificano nulla si può cercare sul sito dell’ente se c’è un regolamento sul reclutamento del personale. di solito in questo regolamento si trovano molte informazioni in più su tutte le prove. l’amministrazione stabilisce per area/ex categoria a concorso, tra quali tipi di prove può scegliere la commissione.
Mi sono capitati anche bandi in cui era prevista la possibilità di scegliere una lingua europea, quindi non necessariamente inglese.
Di solito inglese e informatica sono idoneità, quindi non concorrono alla formazione del voto ma possono essere motivo di non ammissione. dico di solito perché potrebbero invece, a discrezione della commissione, anche concorrere al voto, se pur in minima parte.
Concordo con il professor Chiarelli quando dice che per la lingua non serve un programma. La lingua è quella e si può conoscere a vari livelli ma non c’è molto su cui questionare.
Capisco la difficoltà di chi non ha mai coltivato questa competenza ed ho visto moltissimi candidati estremamente preparati in diritto, vacillare sulla lingua inglese. Credo però che nel 2023 sia necessario considerare questa parte della preparazione alla stregua delle altre materie, soprattutto se si è digiuni.
Consiglio quindi di esercitarsi ogni giorno un po’ a leggere, parlare, fare piccole traduzioni, magari valutare di seguire un corso, soprattutto se si parte da zero.

A mio avviso serve un programma anche per le prove di inglese e di informatica. Che significa che la lingua inglese esiste da sempre?, Anche il diritto esiste da secoli, ma non per questo ti viene chiesto, ad esempio, di conoscere il Diritto Canonico per un concorso di amministrativo. Inoltre, se concorre alla valutazione complessiva, allora va precisato in che misura, invece in molti bandi viene detto esattamente il contrario, salvo poi essere criterio di giudizio.
Mi chiedo, poi, a che serva ad un impiegato pubblico la conoscenza di una lingua straniera. Nella mia esperienza lavorativa non mi è mai capitato di doverla utilizzare, non lavoriamo all’ufficio estero di una multinazionale. Sarebbe più opportuno, invece, fare una seria prova di lingua italiana, visto che molti giovani scrivono e dicono strafalcioni vergognosi. Ho fatto concorsi in cui ti facevano tradurre cappuccetto rosso, altri in cui chiedevano la comprensione di articoli del NY Times. Posto che l’inglese di Sua Maestà è diverso da quello USA, tra l’altro…
Come per infornatica: si passa dal chiedere cosa sia in firewall, a scrivere due righe in word.
Troppa confusione. E nella confusione, l’arbitrio regna sovrano.

mi permetto di contraddirti rispetto alla necessità di conoscere l’inglese.
Un impiegato pubblico può doversi relazionare ad un cittadino straniero che ha diritto di ricevere assistenza. Non conoscere nemmeno una lingua veicolare comporta automaticamente l’impossibilità di assolvere alla propria funzione, se pur con poche e semplici frasi.
La società è in costante mutamento, siamo cittadini europei oltre che italiani e siamo in un paese che accoglie, integra, si fa permeare e si evolve.
Parlare almeno un’altra lingua è un segno di civiltà e di apertura, oltre che necessario.
L’insegnamento della lingua inglese è ormai ampiamente strutturato sin dalla scuola primaria. Le nuove generazioni sono sul pezzo. Perché dovrebbe spaventarci?

Io penso che ormai tutti qualche parola di inglese la conosciamo. Io, francamente, ho dovuto parlare un’altra lingua (e di mia iniziativa) solo una volta ed era il francese, che conosco molto bene. Ritengo pericoloso, per chi svolge una funzione pubblica come la nostra, azzardarsi a dare informazioni in una lingua che non è la nostra, con tutti i possibili fraintendimenti del caso. Bisognerebbe, questo si, attrezzare uffici e profili ad hoc per cittadini stranieri. Ma mettere sullo stesso piano in un concorso, la conoscenza della normativa con la conoscenza sommaria di una lingua straniera, a me sembra paradossale. È una moda, un totem culturale.

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