Gentile Prof. Chiarelli
Un problema emerso in questi giorni è la legittimità di proseguire la modalità di raccolta “speciale” dei rifiuti prodotti dai soggetti positivi al covid.
In prima battuta, in periodo di lockdown l’Istituto superiore di sanità aveva diramato delle indicazioni “ad interim” per la gestione dei rifiuti urbani nonchè le raccomandazioni per gli operatori e per le aziende del settore raccolta, smaltimento e trattamento dei suddetti rifiuti in relazione alla trasmissione dell’infezione.
Sulla base di tali indicazioni, le regioni avevano emesso una serie di ordinanze che prevedevano la sospensione della raccolta differenziata per le famiglie “positive” e una raccolta separata dal ciclo ordinario.
Ovviamente questa modalità era di carattere transitorio, tanto che l’ordinanza della Regione Sardegna ha cessato la sua validità il 30 aprile 2021.
Tuttavia, nella prassi, ad ogni ondata di contagi, si è ripresa tale modalità senza che vi fosse una specifica disposizione regionale e neanche comunale (ordinanza sindacale).
Il mio dubbio è che tale pratica, condotta senza una base normativa, regolamentare o di provvedimento sindacale, possa rendere difficile il giustificare i maggiori costi per la raccolta speciale, in assenza di un provvedimento che legittimi tale spesa, oltre il grave danno all’ambiente per la mancata differenziazione dei rifiuti e , in ultimo, le gravi ripercussioni negative sulla percentuale di differenziata, unico riferimento per le eventuali premialità a favore dei comuni più virtuosi.
Come la vede
ringrazio e saluto