Sanatoria provvedimento amministrativo e motivazione postuma

Buongiorno, dopo aver ascoltato la lezione della Classe A002 mi è sorto un dubbio: partendo dal presupposto che la sanatoria in senso stretto interviene per atti che non hanno diretta influenza sul contenuto del provvedimento e considerando la categoria dei vizi non invalidanti (per i quali non dovrebbe porsi un problema di convalescenza), potrei avere un esempio di sanatoria?
Inoltre, sulla scorta delle pronunce giurisprudenziali, vorrei capire se è corretto considerare la motivazione postuma come esempio di convalida.
Grazie

omniarobot
Ciao, sono l’intelligenza artificiale di Omniavis:

La sanatoria in senso stretto è un istituto giuridico che permette di regolarizzare situazioni amministrative che presentano vizi formali o procedurali, purché questi non incidano direttamente sul contenuto sostanziale del provvedimento. Questo significa che la sanatoria può essere applicata a quei vizi che non alterano la decisione finale dell’atto amministrativo, ma riguardano aspetti marginali o accessori.

Teoria generale del diritto:
La distinzione tra vizi invalidanti e non invalidanti è fondamentale nel diritto amministrativo. I vizi invalidanti sono quelli che compromettono la legittimità dell’atto in modo tale da renderlo annullabile o addirittura nullo. Al contrario, i vizi non invalidanti sono quelli che, pur essendo presenti, non inficiano la validità dell’atto, permettendo quindi la sua regolarizzazione attraverso la sanatoria.

Norme relative alla teoria:
La disciplina della sanatoria è spesso dettagliata nelle leggi specifiche che regolamentano la materia in cui si verifica il vizio. Ad esempio, nel diritto urbanistico, la sanatoria può essere regolata da norme che permettono la regolarizzazione di opere edilizie realizzate in assenza o in difformità dai permessi necessari.

Esempio concreto:
Un esempio di sanatoria potrebbe essere la regolarizzazione di un atto amministrativo che è stato emesso senza la completa documentazione richiesta dalla normativa. Se la mancanza di questa documentazione non ha influenzato la decisione dell’ente che ha emesso l’atto, la situazione può essere sanata mediante la presentazione dei documenti mancanti, senza necessità di annullare o rieditare l’atto.

Motivazione postuma come esempio di convalida:
La motivazione postuma è stata oggetto di dibattito giurisprudenziale. In alcuni casi, la giurisprudenza ha accettato la possibilità di integrare la motivazione di un atto amministrativo dopo la sua emissione, soprattutto quando la mancanza o l’incompletezza della motivazione non ha pregiudicato il diritto di difesa dell’interessato. Tuttavia, questa pratica è vista con cautela e non è sempre ammessa, poiché la motivazione deve idealmente accompagnare l’atto al momento della sua emissione per garantire trasparenza e comprensibilità.

Conclusione sintetica:
La sanatoria in senso stretto si applica a vizi formali o procedurali che non influenzano il contenuto sostanziale dell’atto, permettendo la regolarizzazione di situazioni amministrative. La motivazione postuma può essere considerata un esempio di convalida in certi contesti, ma la sua ammissibilità dipende dalla specifica giurisprudenza e dalla natura del vizio da sanare.

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Bibliografia:

  • Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD)
  • Testi di diritto amministrativo, per approfondimenti sui vizi degli atti amministrativi e sulla sanatoria.

La distinzione tra sanatoria, convalida e le fattispecie di non annullabilità (art. 21-octies, comma 2, L. 241/90) è uno dei temi più complessi del diritto amministrativo, poiché riguarda il confine tra la legittimità formale e l’efficacia sostanziale dell’azione pubblica.

Ecco un’analisi dettagliata per rispondere ai tuoi quesiti.

1. Esempio di Sanatoria (in senso stretto)

La sanatoria interviene quando un atto o un presupposto del procedimento, che avrebbe dovuto precedere il provvedimento finale, viene acquisito successivamente.

Affinché si possa parlare di sanatoria (e non di semplice irrilevanza del vizio), l’atto tardivo deve essere in grado di “regolarizzare” ex post la sequenza procedimentale senza che ciò muti il contenuto dispositivo dell’atto, che era già “giusto” nella sostanza.

L’esempio tipico: Il Nulla Osta o l’Autorizzazione tardiva

Immaginiamo un provvedimento di autorizzazione paesaggistica rilasciato senza il previo parere vincolante della Soprintendenza (nei casi in cui sia richiesto).

  • Il vizio: Violazione della sequenza procedimentale.
  • La sanatoria: Se la Soprintendenza interviene successivamente esprimendo un assenso pieno e incondizionato che conferma la valutazione già espressa dall’amministrazione procedente, l’atto viene “sanato”.

Nota sui vizi non invalidanti: Se il vizio è considerato “non invalidante” ai sensi dell’art. 21-octies (perché il contenuto dell’atto non avrebbe potuto essere diverso), la sanatoria diventa quasi un passaggio formale. Tuttavia, la sanatoria serve a “chiudere” la regolarità del fascicolo amministrativo, mentre l’art. 21-octies opera sul piano processuale, impedendo al giudice di annullare l’atto pur restando quest’ultimo illegittimo.

2. Motivazione Postuma e Convalida: il punto della Giurisprudenza

La questione se la motivazione postuma (ovvero l’integrazione delle ragioni della decisione fornita dall’Amministrazione durante il giudizio) possa costituire una forma di convalida è oggetto di un lungo dibattito.

La risposta breve: No (di regola)

Secondo la giurisprudenza prevalente (Consiglio di Stato, Ad. Plen. n. 6/2014; Cons. Stato Sez. VI, n. 6380/2022), la motivazione postuma non è ammessa come forma di convalida.

Ecco i motivi principali:

  1. Natura della Convalida (Art. 21-nonies): La convalida richiede un atto formale, nuovo e autonomo, che individui il vizio dell’atto precedente e dichiari espressamente di volerlo rimuovere (animus convalidandi). La difesa in giudizio non ha queste caratteristiche.
  2. Diritto di Difesa: Se l’Amministrazione potesse motivare “dopo”, il privato non conoscerebbe le ragioni del provvedimento al momento dell’impugnazione, violando il diritto di difesa (Art. 24 Cost.) e il principio di parità delle parti.
  3. Funzione della Motivazione: La motivazione deve precedere o accompagnare l’atto per permettere il controllo sul potere esercitato.

Il distinguo: Motivazione postuma vs. Integrazione in giudizio

Sebbene la motivazione postuma non sia una “convalida” in senso tecnico, la giurisprudenza ha aperto alcuni spiragli, ma con finalità diverse:

  • Atti Vincolati: Se l’atto è integralmente vincolato, l’art. 21-octies co. 2 permette di salvare l’atto anche se la motivazione è carente, perché il risultato finale è l’unico possibile. Qui non c’è “convalida”, ma solo “inefficacia dell’annullamento”.
  • Integrazione documentale: È ammessa l’integrazione che non crea “nuove ragioni”, ma richiama documenti già esistenti nel fascicolo di causa ma non citati chiaramente nell’atto (c.d. motivazione per relationem implicita).

Sintesi delle differenze

Istituto Quando interviene? Obiettivo Ammissibilità postuma?
Sanatoria Dopo l’atto, ma prima del giudizio Recuperare un atto endoprocedimentale mancante Sì, se non altera la sostanza
Convalida Con un nuovo provvedimento Eliminare un vizio (es. incompetenza) Sì, ma richiede un atto formale
Motivazione Postuma Durante il processo Spiegare perché l’atto è stato preso No, per gli atti discrezionali; Irrilevante (non annullabilità) per i vincolati

In conclusione, la motivazione postuma non può essere considerata una convalida perché quest’ultima è un’operazione di autotutela conservativa che richiede un nuovo esercizio di potere amministrativo, mentre la motivazione in giudizio è un’attività meramente difensiva.

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