Buongiorno,
una società svolge da anni attività di officina e carrozzeria (iscritta all’albo artigiani), in fondo ovviamente artigianale. Vorrebbero avviare un’attività di commercio di autovetture usate, tali auto verrebbero alloggiate nel piazzale, si tratterebbe di attività residuale e molto minima (il numero di autovetture oggetto di tale commercio al momento sarebbe minimo…una decina di autovetture all’anno). Essenzialmente vorrebbero acquistare l’autovettura da un soggetto, sistemarla, ripararla ecc e poi venderla. Secondo l’Albo artigiani in Camera di Commercio non ci sono ostacoli purché l’attività rimanga residuale.
Volevo sapere se era possibile aprire l’attività di vendita auto e quale pratica dovrebbero attivare?
Agenzia d’affari?
Altro?
Grazie.
Luciano
Concordo sul fatto che la qualifica di impresa artigiana non viene meno se il soggetto esercita, in via residuale non prevalente altra attività (come il panaio che vende le bibite).
Il commercio si connota per l’acquisto di un bene ai fine della rivendita: il commerciante acquista la proprietà di un bene e poi rivende questo bene. L’agente di affari, nel tuo caso, interviene per mettere in contatto un acquirente e un venditore affinché questi facciano un affare fra di loro ma non acquista il bene. Spesso, i commercianti di auto usate sono sia commercianti che agenti di affari.
Il commercio di auto è un esercizio di vicinato (hi detto che si tratta di poca superficie) e va inquadrato come tale, quindi verifica la destinazione d’uso se è compatibile (chiedi al servizio Urbanistica). Dato che si commercia beni che oltrepassano il modico valore, occorre la tenuta del registro delle “cose usate”. Se fa anche agenzia di affari, oltre alla comunicazione ex art. 115 TULPS, serve il registro degli affari.