Nel nostro territorio comunale (Toscana) esiste un immobile di proprietà di A, il quale vi eserciva un ristorante.
Tempo addietro, nel 2020, A aveva stipulato un contratto di affitto di ramo d’azienda a B, pertanto B, a seguito di comunicazione di subentro, ha esercito il ristorante.
Il contratto di affitto prevede la facoltà per B di poter subappaltare o subaffidare a sua volta il servizio di somministrazione a terza parte.
Successivamente, nel 2021, B ha stipulato un contratto decennale di affidamento di reparto, stipulando un contratto di appalto di servizi con C; B ha comunicato l’affidamento di reparto al SUAP e quindi è C che somministra nell’immobile. Preciso che il contratto tra B e C non è stato sottoscritto da A, mentre richiama nelle premesse il contratto d’affitto d’azienda tra A e B.
Adesso, A e C intendono risolvere consensualmente il reciproco contratto di affitto di ramo d’azienda, di tale intenzione B ha notiziato C il quale, da quanto riferito, non intende però abbandonare l’immobile.
Quando A e C risolveranno il contratto, A presenterà comunicazione di subentro per reintestazione e verosimilmente segnalerà all’Ente che l’attività nel locale è svolta da C il quale non avrebbe, a suo dire, titolo per esercitare essendo decaduto il contratto d’affitto che era la base per la sussistenza del contratto di somministrazione.
L’operatore A chiederà quindi al Comune di fare una ordinanza a C di sospensione dell’attività di somministrazione, non avendo più C un titolo valido.
Tale ordinanza sarebbe legittima, oppure l’Ente non è tenuto a farla? Il mio dubbio infatti riguarda il fatto che C, quando ha iniziato l’attività, aveva i requisiti per svolgerla, e la rescissione unilaterale del contratto di appalto di servizi tra B e C potrebbe essere illegittima, non avendo B forse rispettato le relative clausole contrattuali di rescissione… In sostanza vorrei evitare di esporre l’Ente alle questioni interne tra queste tre parti.
Grazie per le risposte