Un panificio puo’ vendere panini di propria produzione dopo averli farciti con prodotti diversi non prodotti da lui es. salumi nell’ambito della SCIA di panificatore o per poter fare e’ necessario anche una SCIA esercizio di vicinato alimentare?
Siamo al limite. Butto giù qualche riflessione a mo’ di chiave di lettura
La vendita diretta, a prescindere dal panificatore o meno, sto parlando di artigiani, è tale quando l’esercente vende al dettaglio beni esclusivamente da lui prodotti. Arrivano le materie prime, l’artigiano ci mette il valore aggiunto, e ne esce un prodotto del tutto diverso dalla materia prima stessa: arrivano le tavole di legno ed esce un tavolo. Per prassi, non sono rilevanti gli elementi sostanziali che occorrono alla realizzazione dell’opera e che sono da essa inscindibili . Tornando all’esempio di prima: i chiodi, le viti, la colla, le cerniere che compongo il tavolo non configurano, limitatamente a questi, commercio al dettaglio. Lo stesso dicasi del cono o la coppetta per il gelataio artigianale: rifiniscono il prodotto altrimenti inutilizzabile (l’incarto per il pane, idem). Direi lo stesso per il pizzaiolo al taglio che vende pizzette farcita con prosciutto, olive ecc. Diamo che sono ingredienti che fanno parte della ricetta.
Nel tuo caso, però, potremmo essere ad uno step successivo. Se il panettiere tiene un proscritto nel banco frigo e lo taglia alla bisogna, in base alla richiesta del cliente, allora direi che ci siamo addentrati nel commercio al dettaglio. Rammenta, poi, che si tratta di panificatore e non di gastronomo in senso lato.
In conclusione, dipende dai dettagli e dalla ragionevolezza interpretativa.