Vendita fiori in tessuto, in strada

Chiedo aiuto per risolvere una questione abbastanza surreale.

Da una settimana si presenta in ufficio una signora che sostiene, in un italiano incomprensibile, di produrre in casa dei fiori con vari tessuti e di venderli poi lungo le vie di alcuni paesi della provincia.

La settima scorsa è stata multata dalla Polizia Locale di un Comune per occupazione abusiva di suolo pubblico. Lei sostiene che la Polizia Locale le avrebbe detto di “venire da noi e pagare 30 euro per avere l’autorizzazione”. Peccato che sia praticamente impossibile capire cosa diavolo intenda o che diavolo di autorizzazione le abbiano citato gli agenti.

Spiega poi di avere una sorella che produce le stesse cose e il suo Comune le avrebbe fatto pagare i famosi 30 euro ma, avendo lei un fantomatico “diploma”, in realtà le avrebbero detto che può vendere senza bisogno di alcuna autorizzazione. :face_with_monocle: :astonished:

Presenta poi una tessera rilasciata alla sorella dalla Pro Loco di un terzo Comune che a suo avviso dovrebbe risolvere la questione.

Io onestamente non ci capisco nulla.

Che tipo di autorizzazione potrebbe mai esistere per vendere lungo le strade questi fiori? Io direi solo una licenza da itinerante, ma ovviamente la tizia mai e poi mai aprirà una partita iva.

Anche se fosse considerata come “hobbista”, che tipo di autorizzazione le andrebbe rilasciata?? (siamo in Lombardia).

Grazie mille.

La Regione Lombardia non ha mai disciplinato la figura dell’hobbista. Esistevano progetti di legge in merito (con modifica della L.R. 6/2010), ma non mi risulta siano mai giunti ad approvazione.

Laddove tale figura è prevista, si basa su regolamenti comunali che ovviamente hanno validità solo all’interno del Comune che li ha emanati.

In questi specifici casi è generalmente prescritto il rilascio di un “tesserino”, che gli hobbisti possano operare solamente all’interno del relativi mercatini espressamente previsti dal Comune e che la loro attività di vendita debba essere saltuaria e occasionale. Ma ovviamente non si possono escludere regolamentazioni comunali più “fantasiose” e permissive.

Se il vostro Comune non ha disciplinato nulla in merito, direi che la condotta che descrivi debba ritenersi abusiva. La sanzione da contestare può essere magari “modulata”, da quella più drastica relativa al commercio su aree pubbliche in mancanza di autorizzazione, a quella meno grave prevista per l’occupazione abusiva di suolo pubblico o magari dal regolamento di polizia urbana (da verificare).

Non ci sono le condizioni per classificare la signora in questione come “artigiano” (che dovrebbe comunque avere autorizzazione al commercio su aree pubbliche per vendere in modo itinerante), né per ritenere che i suoi “prodotti” possano rientrare nella nozione derogatoria di “opere d’arte e/o dell’ingegno a carattere creativo” (vedasi risoluzione MISE n. 224879 del 5 novembre 2015).