Corretto inquadramento attività di somministrazione di alimenti e bevande dopo cerimonie

Vorrei cortesemente un chiarimento sul corretto inquadramento delle attività che prevedono la somministrazione di alimenti e bevande in occasione di cerimonie varie, si pensi ad esempio ai carrettini che si posizionano all’esterno della chiesa dopo una cerimonia di matrimonio e somministrano alimenti e bevande agli invitati degli sposi.
In primo luogo il primo dubbio è sul corretto adempimento verso il Suap: è necessaria Scia itinerante tipo B oppure Scia per vendita a domicilio?
In secondo luogo la legge della Regione Puglia sul commercio n. 24/2015 definisce la somministrazione come “la vendita per il consumo sul posto in tutti i casi in cui gli acquirenti consumano i prodotti in locali o superfici aperte al pubblico attrezzati a tal fine”. Alla luce di tale definizione si può parlare di somministrazione visto che il carrettino non è attrezzato ad esempio con i bagni?
Inoltre l’operatore mi parlava di vendita di alcolici: da una ricerca effettuata risulta che il Tulps all’art. 87 vieta espressamente la vendita ambulante di bevande alcoliche di qualsiasi gradazione. La fattispecie di cui sopra rientrerebbe in questo caso? Potrebbe quindi creare cocktail o altre bevande agli invitati?
Grazie

Al di là di casi particolari, si tratta di “somministrazione al domicilio del consumatore”, alias “catering”. Il fatto connotante sta nel servire un cliente per una sua festa privata. In altre parole, non è una somm.ne aperta al pubblico. Il domicilio del cliente è rappresentato dal luogo o i luoghi dove si svolge l’evento (matrimonio o festa privata in genere).

Quindi, non si tratta di commercio itinerante. La somm.ne al domicilio è, nei fatti, per quanto riferita a una cerchia di persone individuata (gli invitati) una attività di ristorazione con le abituali prerogative. Il catering è sottoposto a SCIA (legge regionale) + Notifica ex Reg. CE 852/04

Vedi:

A mio avviso il dubbio principale nell’inquadrare la fattispecie consiste proprio nell’ubicazione del luogo ove viene effettuata la somministrazione di alimenti e bevande.
Un conto è effettuare catering all’interno di locali nella disponibilità del richiedente il servizio; un altro è che l’impresa effettui la somministrazione di alimenti e bevande su suolo pubblico come indicato nel quesito.

Sebbene sia chiaro che gli invitati alla cerimonia fruitori del servizio non sborsino alcuna somma sul momento per il catering, in quanto si ipotizza che lo stesso è pagato ed organizzato dai festeggiati, non risulta chiaro che il catering si possa svolgere anche fuori da locali chiusi, come nel caso esaminato su suolo pubblico.

La finalità del catering è palese; tuttavia mi pare strida con la normativa esistente proprio sul punto esaminato circa l’entità del luogo di svolgimento dell’attività.

Direi che sarebbe una festa privata su suolo pubblico, in cui il servizio di “catering” – pagato dai festeggiati – è rivolto alla cerchia degli invitati all’evento.

Gli organizzatori dell’evento dovrebbero chiedere la concessione per l’occupazione del suolo pubblico, a meno che il rinfresco si svolga unicamente all’interno del sagrato della chiesa e tale area sia sottratta al potere di concessione comunale.